SABRINA

SABRINA - ARISTEA

EURIDICE STREAM

AUTORE IBRIDO: GIORGIO VIALI

Sabrina, con le sue dita affusolate che sfioravano delicatamente il pizzo rosa, si specchiava nel suo rifugio. Un camerino, una scatola magica di luci e ombre, il luogo in cui l'ordinario si trasformava in spettacolo. Un palcoscenico privato, dove il suo corpo diventava un'opera d'arte, una tela bianca su cui dipingere le sue emozioni, la sua storia.

Un filo sottile, invisibile ma tangibile, la separava dal mondo esterno. Lo schermo del suo computer, una finestra sul vuoto, era il suo palcoscenico. Lì, dietro quella sottile pellicola di pixel, Sabrina si liberava, si ritrovava, si reinventava. Erano i suoi follower, gli occhi avidi e curiosi che si affollavano dietro lo schermo, a darle un senso di esistenza, a darle un valore.

"Questo body... mi valorizza davvero il décolleté", sussurrò, con un sorriso che le illuminava il viso, mentre osservava il suo riflesso nel vetro, una dea rosa in un tempio di luci. I commenti, un fiume di parole, scorrevano frenetici sullo schermo, accarezzando il suo ego, nutriendo la sua sete di approvazione. Era la loro ammirazione, la loro voracità che la spingeva ad andare avanti, a sfidare i confini della sua intimità, a mostrarsi nuda, vulnerabile, in un'auto-esibizione incessante.

La sua voce, bassa e sensuale, si mescolava al fruscio dei tessuti pregiati, un'orchestra di sensazioni che si traducevano in un'unica melodia. "Questa sottoveste, mi fa sentire come una principessa", sussurrò, il suo corpo che ondeggiava come un'onda in un mare di seta.

Le sue mani, esperte e delicate, accarezzavano i dettagli di pizzo, le giarrettiere, i corpetti, ogni capo un'opera d'arte che contribuiva a costruire la sua identità online. I suoi occhi, un po' tristi e un po' malinconici, si posavano sul suo corpo con una strana ambivalenza. Ammirazione per la bellezza che mostrava, paura per la fragilità di quella stessa bellezza, un'inquietante consapevolezza del suo ruolo in quel gioco ambiguo e spietato.

"Sono la creatrice, la modella, la protagonista della mia storia", pensò, con un velo di orgoglio che le velava gli occhi. Ma la sua mente, irrequieta e inquieta, in un istante si apriva a un mare di dubbi. Era davvero libera? O era prigioniera di una gabbia dorata, costretta a soddisfare le aspettative di un pubblico che la giudicava senza pietà?

La sua vita, quella vera, si trovava al di là di quella scena effimera. Un lavoro part-time in un negozio di abbigliamento, un appartamento condiviso con due coinquiline, una vita anonima e banale. Eppure, in quel limbo tra realtà e finzione, Sabrina trovava un senso di appagamento, un'illusione di potere, una fuga dalla sua quotidianità.

"Questa guaina, è perfetta per scolpire il mio corpo", sussurrò, mentre la sua mano lisciava il tessuto sulla pancia, nascondendo le sue piccole imperfezioni. Il suo corpo, un'arma a doppio taglio, un'attrattiva irresistibile, un marchio di fabbrica.

Il rituale si concludeva. Lentamente, Sabrina si rivestiva, un'altra trasformazione che la riportava alla realtà. Un completo grigio, impeccabile e lineare, un'armatura che la proteggeva da occhi indiscreti. I pantaloni corti, un tocco di audacia, una sfida alle convenzioni, una citazione dei suoi "idoli" del momento, i modelli di Gucci.

"Sono io, ma non sono io. Sono un'immagine, un'illusione, un'ombra", pensò, mentre si guardava nello specchio. Un'ombra che danza nella luce della rete, una fantasma che esiste solo nell'occhio di chi la guarda.

Il palcoscenico era pronto. La voce fuori campo era silenziosa. Sabrina, con un sospiro, si connetteva. Era tempo di spettacolo.

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